Marco fa spesso capricci davvero ingestibili.
Anna frequenta da due mesi di scuola dell’infanzia e non ha toccato cibo.
Laura nell’ultimo mese si rifiuta di dormire dal papà.
Alberto non sta mai fermo, tocca tutto, non ascolta.
Matteo ha scoppi di rabbia terribili.
Giulia trattiene la cacca.
Giacomo non vuole più andare a scuola.
Andrea si ribella, disobbedisce, dice bugie.
Queste sono solo alcune fra le numerose richieste che approdano nel mio studio o negli incontri formativi per genitori.
Come si può intervenire?
Una buona risposta a queste difficoltà è data dalla consulenza pedagogica genitoriale.
Si tratta di un intervento di guida, accompagnamento e sostegno al genitore nell’espletamento delle sue funzioni educative, lavorando sulle difficoltà a livello educativo e relazionale e sulla co-costruzione delle soluzioni.
Non si tratta di un intervento standard, ma tagliato su misura rispetto alle esigenze e alle problematiche della persona e della famiglia con le sue specifiche dinamiche.
L’obiettivo è attivare le risorse personali e del contesto di vita per risolvere la situazione di disagio.
Il pensiero che sta alla base è che un genitore cerchi di fare sempre il meglio per i propri figli e, quando non ci riesce, spesso è perchè le sue energie sono assorbite da qualche altra necessità o perchè ha semplicemente smarrito la bussola.
Spesso i genitori mi appaiono come marinai in mare aperto (il nostro contesto culturale è davvero un mare aperto) che hanno smarrito la rotta.
Il consulente pedagogico aiuta il genitore a ritrovare la bussola e a riprendere la rotta; una volta ritrovata la rotta i genitori riprendono sereni la navigazione. Ritrovare la rotta è un processo spesso veloce, nella mia attività professionale la media dei percorsi si aggira sui tre colloqui e mezzo.
Chi è il professionista che se ne occupa?
Il consulente pedagogico è un pedagogista. Si tratta di un laureato magistrale in Scienze Pedagogiche, un professionista di livello apicale esperto di formazione umana in una prospettiva di formazione continua. Accompagna, sostiene, orienta, progetta e supervisiona interventi di natura pedagogico-educativa.
In qualità di consulente pedagogico presta le sue competenze e i suoi strumenti al servizio di enti pubblici e privati, servizi socio-educativi, famiglie, coppie, individui, aziende, agenzie per il lavoro, centri di educazione permanente e formazione continua, comunità territoriali, assistenziali e residenziali.
Qual è l’obiettivo della consulenza pedagogica genitoriale?
Riprendo l’obiettivo da una frase di John Bowlby, psicanalista padre della teoria dell’attaccamento:
Se una società vuole veramente proteggere i suoi bambini, deve cominciare ad occuparsi dei genitori.
È sotto gli occhi di tutti l’aumento dei disagi e dei disturbi di bambini e ragazzi. La consulenza pedagogica ha l’obiettivo di prevenire e curare tali disagi, ma anche di costruire benessere, partendo dall’educazione, attraverso le figure genitoriali.
Il bambino è profondamente legato, e dipendente, dalle figure genitoriali, e talvolta è espressione di disagi del nucleo familiare. Per questo motivo è fruttuoso lavorare con i genitori. Lavorare direttamente con il bambino rischia invece di fargli percepire il messaggio di essere sbagliato o ammalato e i risultati sono limitati se, contemporaneamente, non avviene un cambiamento da parte dei genitori.
Quali sono gli obiettivi specifici?
Il consulente pedagogico ha l’obiettivo di prendersi cura del genitore e delle sue difficoltà, di offrirgli letture sistemiche della situazione e delle relazioni per comprendere meglio le difficoltà che sta incontrando. Gli offre indicazioni e strumenti utili ad educare al meglio il figlio, facilita la ricerca di soluzioni attivando le risorse del genitore, della coppia e del contesto di vita.
Quali sono le problematiche affrontate?
Sono numerose le difficoltà che possono essere affrontate in un percorso di consulenza pedagogica, problematiche relative a: sonno, alimentazione, capricci, rabbia, regressioni, controllo sfinterico, comportamenti problematici, gelosia del primogenito, difficoltà scolastiche, separazione dei genitori, rapporti con i nonni, routine, disturbo o malattia del figlio, ribellione, bugie, disubbidienza…
Come si svolge il percorso?
Il percorso si svolge attraverso colloqui di circa un’ora, possibilmente con entrambi i genitori. La lunghezza di un percorso dipende dalla problematica, ma mediamente si tratta di percorsi abbastanza brevi.
Quali sono le caratteristiche e i bisogni dei genitori di oggi?
Come mai molti genitori oggi hanno bisogno di un sostegno nell’educare i figli?
Perchè molti adulti hanno delle fragilità, dovute anche al contesto di vita: una società complessa, uno stile di vita affannoso, la difficoltà nello svincolarsi dalla famiglia d’origine, la difficoltà nel conciliare vita e lavoro con annessi sensi di colpa, la paura di generare frustrazioni nei figli in una famiglia che si vive molto più sul piano affettivo che normativo, la fragilità della coppia coniugale, la confusione di fronte a professionisti e pensieri pedagogici molto differenti, la resistenza nel chiedere aiuto, le aspettative elevate verso i figli legati all’età avanzata nel procreare e al ridotto numero di figli.
La sfida odierna
Il bisogno di consulenza pedagogica attualmente è elevato, la sfida è far incontrare domanda e offerta.
Il genitore sul mercato trova molte offerte che possono confonderlo nella scelta, purtroppo anche da parte di figure professionali che si formano su corsi privati senza avere alla base una laurea in Scienze Pedagogiche.
Il genitore inoltre è attratto da offerte più “comode”, è più semplice accompagnare il figlio da un professionista sperando che ce lo restituisca “aggiustato”, piuttosto che mettersi in discussione e mettersi al lavoro. Purtroppo anche qui, come in molti altri casi della vita, la via più comoda non è la più efficace, anzi, può diventare addirittura pericolosa.